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Il sole di Giustizia

Nella controfacciata della chiesa vi è un grande stemma di marmo, nel cui centro si vede il nome di Gesù. Sotto di esso, si vedono puttini che svolgono un cartiglio, opera di Gioacchino Vitagliano, nel quale si legge una profezia di Malachia: Et orietur vobis timentibus nomen meum sol iustitiae et sanitas in pennis eius. Per voi cultori del mio nome, sorgerà il sole di giustizia con raggi benefici (Mal 3,20).

Sotto i due lati di una grande cornice ripiegata, due angeli seduti invitano a leggere la scritta del cartiglio, sotto la quale è rappresentato un bellissimo Gesù bambino (opera di Ignazio Marabitti), il quale alza la mano destra per benedire e regge con la sinistra un piccolo globo.

La guida principale per svelare l’ermeneutica della chiesa è rappresentata dal bambino benedicente posto al centro della controfacciata.

Il bambino benedicente rappresenta il Cristo sole di giustizia; un sole che diventa la pupilla per comprendere l’ermeneutica della struttura artistica della chiesa; un invito ai visitatori di farsi bambini nella novità, cioè di accogliere il cammino verso la propria interiorità.

Infatti Gesù è l’elemento «unificatore e fulcro della Chiesa: a Lui è orientato l’articolato percorso del “pellegrino”, che muove dall’ingresso con un progressivo cammino di consapevolezza e superamento del confuso stadio iniziale».

 

Riflessione

La nostra interiorità ci spaventa; preferiamo coprire tutto e lasciare stare.

Solitamente, prima di una partenza, lunga o breve che sia, ci si prepara un minimo: dalla scelta della meta, alla predisposizione personale a livello di emozioni (desiderio di andare, paura di partire …), attese, al bagaglio da portare…

Questo cammino non è diverso da qualsiasi altra meta, da qualsiasi altro viaggio. Abbiamo visto la valle terrena, forse ci ha impauriti e ci siamo girati per uscire o rinunciare e abbiamo visto il bambino del portale ridarci un minimo di tranquillità e di coraggio.

Al contrario la vista della valle terrena ci ha prodotto una sensazione di smarrimento e di avventura e nel guardare intorno, nel vedere il bambino sulla porta, è salita la curiosità di conoscerlo meglio… in qualsiasi condizione siamo. È sempre positivo fermarsi un attimo e prepararsi a questo cammino.

Di solito le persone che escono da una chiesa gettare gli ultimi sguardi alle pareti che precedono immediatamente l’uscita. Qui invece si può ammirare tale opera subito all’inizio, qualora volessimo dare le spalle a tale valle terrena.

La parete è contrassegnata dal giudizio, quella che nasce dalla crisi. Secondo la cultura dell’antica Grecia la parola κρίσις |LS|3|RS| (crisis) significa: scelta, giudizio, inteso anche come capacità di giudizio, discernimento.

Se Gesù, re dell’Universo, non è un Gesù giovane, come normalmente è rappresentato, bensì un Pantocrator bambino, ciò significa che siamo all’inizio del nostro cammino con l’invito a ritornare come bambini (Matteo 18,3). Lui è il sole di giustizia della profezia di Malachia.

La crisi, causata dallo smarrimento in chiesa, determina una scelta che va fatta inevitabilmente.

Bisogna decidere quale via dover intraprendere: uscire o rimanere e andare avanti.

Allo stesso modo, nella vita, sia se credente e sia se non, siamo invitati a scegliere nei momenti di crisi.

Se credi hai il Signore Gesù come luce di speranza, altrimenti hai bisogno di far luce in te per capire quale sia la migliore scelta.

Quante volte siamo stati davanti a un bivio e abbiamo scelto di non seguire la retta via?

Quante volte invece non vedevamo nemmeno le possibilità davanti a noi?

Una mente annebbiata non permette di giudicare bene come regolarsi nelle nostre difficoltà.

Spesso il problema siamo noi e non la difficoltà incontrata. Allora cerchiamo di capire quanto sia importante scendere nella nostra interiorità con cuore disponibile, affinché ci si possa immergere in quel mondo fantastico che è il microcosmo dentro di noi ed essere aiutati nelle decisioni, anche se all’inizio ci spaventa un po’.