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I due incontri

Sotto al Pantocrator bambino si trovano due rilievi di Gioacchino Vitagliano che rappresentano due incontri. Nel primo è Gesù che incontra il cieco di Betsaida e nel secondo Gesù che incontra la samaritana al pozzo di Sicar.

Il primo personaggio che Gesù incontra non vede e il Vangelo racconta come riceve il dono della vista grazie a questo incontro.

Il secondo personaggio che Gesù incontra è una donna samaritana, invece pensava di non trovare nessuno vicino al pozzo. Vi era andata appositamente a mezzogiorno, un’ora durante la quale il pozzo era poco frequentato.

Riflessione

Entrambi i rilievi evidenziano i motivi per i quali una persona non vuole attraversare la valle terrena, simbolo del nostro mondo interiore.

Il primo personaggio rappresenta chi non vuole attraversare la valle perché non vede più. Ovvero si tratta di colui che non vuole aver a che fare con il suo mondo interiore, perché non comprende più se stesso e non riesce a gestire la propria interiorità, non sa dove mettere le mani.

È privo di riferimenti. Crede che il mondo interiore sia una realtà oscura, priva di comprensibilità.

Tuttavia nonostante il suo non vedere o il suo non voler vedere, esiste dentro di sé qualcosa che lo fa scattare, quando sa che trova in sè anche una piccola luce di speranza, che gli permette di tornare a vedere, rimanendo vigilante sui suoi movimenti interiori.

Il secondo personaggio rappresenta chi si è allontanato dagli altri. Non solo appartiene a un popolo che già di per sé veniva tenuto fuori dalla cultura ebraica, ma anche la sua storia personale lo porta a mettersi fuori, ai margini del suo stesso popolo.

La samaritana, infatti, non vuole incontrare nessuno, perché ha perso ogni stimolo e coraggio; il sesto uomo con cui abita non è suo marito.

La donna vive una storia personale di sofferenza e tentativi per non sentirsi più sola. Tuttavia qualcosa la porta a isolarsi anche nei gesti quotidiani come il prendere l’acqua al pozzo, come il cercare quell’acqua che possa dissetarla dall’arsura della solitudine, dall’incomprensione da parte degli altri, dal suo modo di pensare, dall’incomprensione di se stessa e dal vuoto che cerca di colmare. Eppure non si fa scappare l’occasione di un dialogo aperto, pieno di domande e di considerazioni con uno sconosciuto che si presenta nel suo luogo di solitudine.

Pensando al cammino interiore, il secondo personaggio rappresenta colui che ha perso quasi ogni speranza di poter fare qualcosa per cambiare il suo mondo interiore.

Ormai l’interiorità è diventata una parola estranea, una parola ai margini, che si percepisce molto distrattamente, di sfuggita, come quelle cose che non si ritengono importanti…

I due esempi ci permettono di vivere un momento imprescindibile del cammino interiore: il prendere consapevolezza di come sono stati alcuni momenti della tua giornata, esaminando le dinamiche interiori che hanno causato un determinato modo di agire.

Se fai questo momento di consapevolezza alla fine della giornata puoi capire se sei più o meno disponibile a mettere mano alla tua vita interiore o no.