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Elemento aria

La lesena inferiore dell’aria riprende sempre lo stesso schema compositivo. L’allegoria dell’aria inizia con due grifoni cavalcati da due putti; segue la raffigurazione di esseri mitologici, che in questo caso sono le arpie, figlie malefiche dell’aria, ambigue creature dal corpo di uccello e dal volto di donna; tra le arpie una civetta, volatile notturno. È, questo, un chiaro invito alla vigilanza: infatti, come le arpie potrebbero rinviare all’ambiguità dei nostri pensieri, possono cioè essere buoni come possono essere cattivi, così l’immagine della civetta potrebbe essere un invito a discernerli per comprendere di quali pensieri è meglio nutrire la nostra anima e lasciar perdere quelli cattivi.
Tale modo di ordinare la facoltà mentale è evidenziato nella parte superiore, che riguarda il mondo bello che emerge quando riusciamo a gestire tale facoltà, con uccelli che nutrono i loro pulcini.
È importante che la nostra anima si nutra di buoni pensieri, altrimenti, come si dice, chi semina vento, raccoglie tempesta.
Ancora più sopra una grande aquila dispiega le ali per un volo verso l’alto. Il frutto più prezioso di chi pratica il discernimento dei pensieri, mettendo ordine è quello di riuscire, come l’Aquila, che può scrutare anche con il sole di fronte, a vedere cose che altri non riescono.
Abbiamo visto come l’elemento aria potrebbe esprimere l’anima intellettiva. Prendendo in considerazione questa chiave interpretativa ne segue che i putti, che cavalcano i grifoni, metà aquila e metà leone, invitano a una purificazione della mente.
Sono accostati il simbolo dello spirito (cioè l’aquila, che è in grado di volare verso l’alto, verso ciò che è spirituale) e il simbolo della corporeità (cioè il leone, che è legato alla terra con la sua fisicità aggressiva). Tale accostamento ci induce a considerare che i pensieri non sono staccati dal nostro condizionamento umano. Quelli che sanno volare in alto abbiano sempre i piedi per terra.
Occorre allora mettere ordine nella nostra mente, affinché vi sia più chiarezza e purezza nel processo dei pensieri.
Sant’Ignazio invita a fare molta attenzione al corso dei pensieri. Attraverso l’analisi del principio, mezzo e fine dei pensieri si può conoscere se siamo stati animati da uno spirito buono o da uno cattivo. Se tende al bene o al meglio, possiamo considerarlo buono, se invece i pensieri buoni in principio portano a qualcosa di cattivo, che distrae, se diventano meno buoni e infiacchiscono, inquietano, turbano la persona tanto da togliere la pace, tranquillità e quiete, allora è un chiaro segno del cattivo spirito.
Se per esempio occorre prendere una decisione, è importante esaminare come sono stati tenuti in considerazione i mezzi per realizzarla e, successivamente, se i propositi non sono stati disattesi con una successiva rielaborazione che porta a non impegnarsi più in qualcosa di buono, ma di cattivo, che distrae o che sia meno buono.
Occorre perciò aprire gli occhi su ciò che si muove dentro di noi (Sant’Ignazio li chiama mozioni). Ecco il motivo della presenza della civetta tra le arpie. Un invito a vigilare sulle ambiguità dei nostri pensieri. Un invito a fare discernimento degli spiriti che ci animano.