Entriamo dentro la chiesa del Gesù di Casa Professa.
L’edificio misura al suo interno 72,10 metri di lunghezza e 42,65 di larghezza. La navata centrale è divisa in due livelli da un’ampia trabeazione.
Nella seconda metà del ’500 la chiesa aveva una configurazione a una sola navata con profonde cappelle laterali nella parte destra, come progettato dal ferrarese Giovanni Tristano. Successivamente un altro fratello gesuita, il messinese Natale Masuccio, tra la fine del ’500 e l’inizio del ’600 ha modellato la chiesa, in quella forma architettonica rimasta fino ad oggi.
L'archittura riprende le indicazioni del Concilio di Trento, che chiede una maggiore semplicità architettonica delle chiese con una grande navata centrale a forma di aula, dove viene proclamata la Parola di Dio dal Pulpito (visibile nella terza colonna a destra), e un grande altare dove la Parola viene celebrata. In più i gesuiti volevano che le chiese fossero povere e spoglie, che non avessero distrazioni (G. Sale, Pauperismo architettonico e architettura gesuitica, Jaca Book, Milano, 2001). Con l'arrivo del Barocco in Sicilia nel '600 i gesuiti cambiarono idea, perché questo stile ha la caratteristica di essere un medium delle rappresentazioni teatrali, capace di comunicare ciò che per i gesuiti è più prezioso: la formazione. Infatti le decorazioni della chiesa richiama interamente il cammino formativo dei gesuiti, chiamato Esercizi spirituali.